Storia delegazione Veroli

La Chiesa dell’Olivello è situata nel Comune di Veroli nel Rione denominato Sant’Andrea per la presenza della Cattedrale del paese a tale Santo dedicata.

La posa della prima pietra del Santuario risale al 1722, come possibile desumere dall’iscrizione posta sullo stipite dell’antico ingresso, e la sua realizzazione coincide con il ritrovamento fortuito di una icona della Madonna dipinta sulla roccia e risalente, presumibilmente al 1600; i documenti storici descrivono il ritrovamento in questo modo:

“ Un luminoso mattino dell'incipiente primavera del 1722, un pastorello si inerpica con il suo piccolo gregge di caprette sopra un luogo "Scabroso, arido, di molto difficile accesso, pieno di precipizi e rupi di gran mole". Lì tra gli scogli e gli anfratti scaldati dal sole primaverile, le capre avrebbero certamente divorato i freschi germogli ed i primi ciuffì di tenere erbe.
Il giovanetto affaticato si adagiò presso uno scoglio coperto da pendule erbe, all'ombra d'un ulivo cresciuto sullo stesso masso. L'aspro luogo era compreso tra la sovrastante basilica di Santa Salome ed il palazzo dei Marchesi Bisleti dove, subito dopo Porta Piccola, si snodava l'antica via che percorrevano i pellegrini che si recavano a venerare la Santa patrona. La stanchezza lo indusse a poggiare la schiena sulla roccia, ed alcuni rametti si mossero, lasciando intravedere dei colori. Incuriosito, il pastorello, con le mani allontanò le fronde e scorse, dipinto sulla roccia, un volto d'una bella signora, sgranò gli occhi, il cuore battè forte. Incredulo allontanò ancor di più quei rametti e, meraviglia, vide anche il volto d'un grazioso bimbo; emozionato balzò in piedi e come una saetta, con il cuore in tumulto, si precipitò verso il paese. Appena raggiunse Porta Piccola incontrò alcune donne e riuscì a malapena a gridare: "Belle femmene, corrate, venate a vede la Madonna che sta ncima a no scoglio ".
D'un baleno la notizia si diffuse, ed iniziò un andirivieni di persone che accorsero sul luogo indicato, dove videro, si segnarono e pregarono. Prima di notte sul posto si recò anche Mons. Tartagni, il vescovo della città. Per gli intenditori quell'affresco è databile intorno al 1600, anche se di opinione diversa è l'abate Don Giovanni Battista Necchiaroli, per il quale l'immagine "anche se modernamente ritoccata era stata dipinta sopra un sasso vivo sin dai tempi de l'invenzione di nostra Santa (Salome)per fomentare la devozione dì chi fosse andato a visitarne il sepolcro poco distante, anzi sul monte stesso ".
Il dotto umanista marchese Luigi Bisleti, nell'opuscolo "La Madonna dell'Olivella" pubblicato nel 1909, scrisse al riguardo: "Questa immagine per moltissimi anni rimase abbandonata in quel dirupo tra tronconi e sterpi che n'ebbero a rovinarla in parte. In un crepaccio dello scoglio germogliò e venne a grandezza un ulivo che poi, in luogo della volticina coprì il quadro e lo protesse coi suoi rami dando così il nome alla costa che fu chiamata della Madonna dell'Olivella ".
Il Bisleti, che fu anche sindaco della città, proseguì con un delicato commento "Parrebbe che la natura in tal modo rimediando alla colpa degli uomini, avesse voluto insegnar loro come non si abbia a lasciare senza venerazione cosa così graziosa, amabile e Santa quale è la Vergine Maria".

Stando alla testimonianza di un altro verolano, Mons. Vittorio Giovardi, anche molto tempo dopo la costruzione della chiesetta-santuario l'albero d'olivo seguitò a verdeggiare ed a fiorire. Dopo il ritrovamento una improvvisa fioritura di grazie e di miracoli commosse il clero ed il popolo dell'intera città.

Gli "atti" diocesani di sacra visita informano: "Onde venir incontro alla devozione di tutto il popolo, e dopo aver fatto più volte consiglio con molti tra i maggiori cittadini ed ecclesiastici, l'illustrissimo e reverendissimo vescovo Lorenzo Tartagni il giorno 4 aprile 1722 tra le acclamazioni dei devoti della città di Veroli e dei paesi confinanti benedisse solennemente la prima pietra per la fabbrica della chiesa nello stesso infelice sito ove era apparsa l'immagine anziché rimuoverla e collocarla in luogo più agibile anche per la comodità della costruzione".

Per spianare il luogo roccioso ed impervio occorsero all'incirca dodici mesi di sudori e di fatiche "che solo l'ardore e la devozione facevano sopportare ". Degna di menzione è la notizia, secondo la quale, molti detenuti delle carceri si offrirono volontari e contribuirono validamente a svolgere i duri lavori.L’impianto ottagono della Chiesa, impianto originario, poneva il suo lato retrostante in corrispondenza della roccia ove era dipinta l’icona Sacra, ed in tale posizione era ed è posto l’altare principale dal quale avviene la celebrazione della funzione. Dietro l'altare, nella viva roccia è stata scavata una nicchia dove è stata posta la settecentesca statua della Madonna.

Il 24 febbraio 1723, costruita la chiesa, priva ancora della parte retrostante, fu celebrata la prima festa con la partecipazione di tutte le confraternite della città. Qualche mese dopo e precisamente il 4 aprile, il Vescovo benedì la chiesa nella quale, inizialmente, si entrava attraverso la porta laterale, oggi murata. Sullo stipite di questa porta, tra rametti di ulivo, è scolpita la data MDCCXXII.
In data 8 aprile 1725 fu celebrata la prima festa solenne con la processione serale attraverso le vie della città con la partecipazione "colli sacchi bianchi vestiti tutti li nobili et artisti ".
E' sempre Luigi Bisleti a descrivere la caratteristica processione serale: "Così ebbe principio quella fantastica pompa notturna con la quale il sabato sera, la (statuina) viene portata in processione per tutta la città "...e poiché la cittadina era priva di illuminazione o luci notturne, tutti i cittadini, in ogni luogo, in ogni largo, gareggiarono nell'allestire falò da accendere al passaggio della processione.
"I più vecchi ricordano simili illuminazioni lungo la parte esterna della città, che vista dal piano, la faceva apparire avviluppata nell'incendio". Nel 1725, dal vescovo Tartagni, fu istituita canonicamente la Pia Associazione dal titolo "Delle Anime Purganti" in seguito chiamata "Degli Agonizzanti" che per molti anni, operò piamente nella chiesa. Nel diario che curò il cappellano della chiesa, don Domenico Tarquini, si legge che, oltre lo spianamento intorno alla chiesa, si rese necessaria la costruzione del muraglione che sorregge la spianata verso la valle, ed il tutto poté essere realizzato con offerte del popolo nell'anno 1734.

La Famiglia Bisleti ha sempre curato il decoro della chiesa e per interessamento del cardinale Gaetano Bisleti (che fu Gran Priore di Roma del S.M.O. di Malta ed è sepolto dalla sua morte nel 1937 nel Santuario), e del benemerito cappellano don Giovanni Pasqualitto, su progetto del conte Stanislao De Witten, l'interno del santuario fu ampliato, eliminando tutta la roccia retrostante l'altare, di modo che lo scoglio, sul quale è dipinta la Vergine, viene a trovarsi al centro della chiesa.

Il 20 Settembre 2003 Monsignor Salvatore Boccaccio, Vescovo della Diocesi di Frosinone-Ferentino-Veroli, Gran Croce “Pro Piis Meritis Melitensi”, concesse alla Delegazione di Veroli del Sovrano Militare Ordine di Malta la facoltà di usare il Santuario Mariano dell’Olivello per le finalità religiose ed istituzionali del Sovrano Ordine.

Dopo un lungo ed oneroso restauro della struttura esterna ed interna - che ha riguardato il tetto che si prestava a diverse infiltrazioni di acqua piovana, al rifacimento completo di tutte le facciate esterne, ad un primo lotto di lavori operati all’interno della Chiesa ed ad una nuova vetrata all'ingresso - realizzato dalla Delegazione di Veroli del Sovrano Ordine, l'11 Dicembre 2010 il Santuario Mariano dell’Olivello è stato restituito al culto ed alla frequentazione non solo dei Confratelli ma di tutti i fedeli e di tutta la Cittadinanza.

(La relazione storica è stata estratta da una monografia del CGM Mario Tarquini)